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2010

2010

È il 30° anniversario della strage e il mondo politico si stringe attorno all’Associazione.
Particolarmente efficaci le parole di Romano Prodi: “Cosa avremmo saputo della strage senza di voi, senza la perseveranza e il coraggio, senza la vostra dedizione?”. L’Associazione “ha saputo unire tante voci in un’unica voce che ha tenuto viva per anni e anni l’attenzione su questa tragedia: una richiesta di giustizia che riguarda la salvaguardia dei valori democratici”. Ai parenti Prodi dice: “Avreste potuto trasformare il vostro dolore in volontà di vendetta e in rancore, al contrario avete cercato di migliorare il tessuto civile della comunità nazionale promuovendo verità, conoscenza e valori: ci avete costretto a riflettere sulla democrazia e sulla sua messa in pratica”. L’Associazione “ha svolto un’obiettiva funzione civile contro l’oblio, grazie alla forza della memoria, valore fondante di ogni società”, perché “la storia non può essere scritta solo nelle aule giudiziarie e la politica deve fare la sua parte: e di fianco ai magistrati ci sia allora anche la politica”.
Walter Veltroni dichiara: “È il momento che il Governo italiano faccia sentire la propria voce con i partner europei che hanno il dovere di dire la verità su quella notte … Ora ci sono le condizioni per arrivare alla verità … Questo Paese ha diritto di sapere la verità sulla sua storia o si consegna l’Italia alle tenebre, mentre ha diritto di avere un po’ di sole”.
“Mi vergogno a parlarne dopo 30 anni e dire alle famiglie che c’è ancora da scavare sulla verità”. Così Rino Formica, che era ministro dei Trasporti quando precipitò il DC-9 dell’Itavia, il 27 giugno 1980. “Questo è un sistema politico che non conta niente. Quando si rideva della storia del missile fui il primo al Senato, di fronte a tutti i gruppi parlamentari che accettavano la teoria del ‘cedimento strutturale’, ad affermare: attenti, potrebbe essere stato qualcosa di esterno. Era la tesi del generale Rana” che, “valutando i dati dei radar” riteneva “razionalmente possibile” l’ipotesi che fosse stato un missile ad abbattere l’aereo.
A Montegrotto sono inaugurati un monumento e una via dedicata ai coniugi Giulia Reina e Giuseppe Lachina, due cittadini che persero la vita nella strage di Ustica.
La radio bolognese “Radio Città del Capo” lancia una campagna informativa per chiedere la verità sulla strage attraverso i principali giornali online francesi.
La conferma della condanna dei Ministeri dell’interno, dei trasporti e della difesa a risarcire alcuni familiari delle 81 vittime del disastro aereo di Ustica, dimostra che “anche i giudici civili – secondo Bonfietti – riconoscono la responsabilità di Stato; la presa di posizione di Cossiga è stata importante, tutto va in quella direzione”.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi convoca in novembre a Bologna una conferenza stampa, per ribadire che a causare l’inabissamento del DC-9 fu una bomba. Critica il dépliant informativo del Museo per i riferimenti ai ripetuti depistaggi avvenuti per mano di parti dello Stato.
Daria Bonfietti commenta così la dichiarazione di Giovanardi: “è un’intimidazione alla Magistratura che sta indagando”.
Il direttore dell’Istituto Storico Parri Luca Alessandrini e il presidente Alberto De Bernardi difendono il lavoro storiografico che ha portato alla redazione del materiale che accompagna dal 2009 la visita al Museo.

Dall’arte, che deve sempre tener viva nelle coscienze la memoria, l’Associazione tra la forza per continuare il suo rapporto con la società e le istituzioni alla ricerca di quella definitiva verità che finalmente sveli le responsabilità effettive di quello che è avvenuto nel cielo di Ustica.

Flavio Favelli, come racconta spesso, ha avuto un profondo legame con la strage di Ustica, un avvenimento che lo aveva profondamente sconvolto nonostante la giovane età. Spesso questi ricordi sono tornati nelle sua opere.
In occasione del 30° anniversario stende in Piazza Maggiore e poi in Piazza VIII Agosto a Bologna la sagoma del DC-9. L’opera “ITAVIA Aerolinee” richiama una presenza che deve risvegliare la coscienza dei cittadini.

Rimane profondo il legame dell’Associazione e del Museo con l’opera di Christian Boltanski. A Milano all’Hangar Bicocca la grande performance dell’artista francese termina con una dispersione degli oggetti, mentre a Bologna una realizzazione del gruppo diretto da Franck Krawczyk, che con la musica ha accompagnato in molte occasioni i lavori di Boltanski, crea una dispersione di suoni dal Museo al parco antistante.

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