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1990

1990

Con la consegna della perizia Blasi sembra che davvero la verità cominci a farsi strada, ma gli stessi periti, richiesti di indicare tipo e caratteristiche del missile che, secondo la loro ricostruzione, ha colpito il DC-9 si dividono: ora Massimo Blasi e Raffaele Cerra, contraddicendo le precedenti conclusioni, propendono per la bomba a bordo e sono in disaccordo con gli altri, Carlo Romano, Leonardo Lecce, Mariano Migliaccio, Ennio Imbimbo.
Intanto si susseguono notizie e indiscrezioni.
Si suicida il maresciallo dell’Aeronautica Mario Alberto Dettori, che la notte della strage era in servizio al radar di Poggio Ballone (Grosseto): la moglie racconta che all’indomani della tragedia aveva affermato “è un casino, qui vanno tutti in galera… abbiamo sfiorato la terza guerra mondiale”, parlando anche del coinvolgimento di Gheddafi. Due elementi sono da segnalare: all’indomani della tragedia nessuno aveva fatto cenno a una presenza libica e il nome del maresciallo non figurava nell’elenco dei militari dichiarato ufficialmente.
Altro elemento che dà l’idea della grande “confusione” sono le dichiarazioni dell’ammiraglio Flatley, comandante della Saratoga, nel porto di Napoli la notte della tragedia, che non chiarisce l’attività effettivamente svolta dalla portaerei, (un punto che rimarrà sempre non chiarito), né quello che abbiano effettivamente registrato i sistemi radar di bordo.
Ricordiamo che nella notte della tragedia, nelle telefonate dei siti militari è presente l’inquietudine per la presenza di una portaerei dalla quale partono, secondo le indicazioni radar, degli aerei.
Per il terzo anno successivo, in occasione dell’anniversario, i rappresentanti dell’Associazione incontrano il presidente della Repubblica Cossiga e questa volta le sue dichiarazioni suonano più esplicite: “M’hanno fatto fesso”. Ne segue una vivace polemica, con la propensione del Quirinale a ridimensionare l’accaduto, parlando di travisamento del pensiero. Ma saranno poi le memorie dell’addetto stampa del Quirinale, Paolo Guzzanti, a darne la lettura effettiva.
L’Associazione è sempre più al centro delle iniziative per tener vivo il bisogno di verità; per reperire fondi per sostenere la sua attività si rivolge all’opinione pubblica.
La Commissione Stragi, istituita nel 1988 e presieduta dal senatore Libero Gualtieri, trasmette al Parlamento la sua prima relazione riguardante la strage di Ustica.
Il sottosegretario Giuliano Amato dichiara che il giudice Bucarelli gli aveva mostrato foto del relitto realizzate ben prima delle operazioni autorizzate di recupero. Scoppia una polemica, lo scontro è pesante e il giudice, per difendere la propria onorabilità, abbandona le indagini.
Si arriva quindi alla nomina di Rosario Priore come giudice istruttore affiancato, con l’incarico di rappresentanti della pubblica accusa, dal procuratore aggiunto Michele Coiro e dai sostituti Vincenzo Roselli e Giovanni Salvi.
È una svolta storica, d’ora in avanti le indagini saranno ben diverse.

Il libro “Ustica: la via dell’ombra” viene consegnato al presidente della Repubblica. A cura di Flaminia Cardini, con un’introduzione di Antonio Giolitti, contiene scritti di Pietro Barrera, Daria Bonfietti, Sergio De Julio, Franco Di Maria, Romeo Ferrucci, Alfredo Galasso, Alessandro Gamberini, Goffredo Garraffa, Nicolò Lipari, Paolo Miggiano.

Per il terzo anno, in occasione dell’anniversario, i rappresentanti dell’Associazione incontrano il presidente della Repubblica Francesco Cossiga e questa volta le sue dichiarazioni suonano più esplicite: “M’hanno fatto fesso, capite? Fatto fesso!”.

“La Repubblica”, 24 giugno 1990.

È sempre più chiaro che l’inchiesta deve indagare dove il sapere è completamente nelle mani dei militari (ad esempio i radar) e diventa determinante il ruolo dei tecnici. Per questo l’Associazione, ai periti che sono stati fin ad ora lodevolmente in campo, il ricercatore Paolo Miggiano e il perito fonico Gian Piero Benedetti, affianca la consulenza dei professori del Politecnico di Torino con una convenzione, approvata dal Senato accademico che li impegna esclusivamente nella ricerca della verità al di là del vincolo di mandato: un vero contributo della scienza alla ricerca della verità.
I professori Mario Pent, Mario Vadacchino, Angelo Tartaglia e Claudio Cancelli lavoreranno gratuitamente, tutte le spese generali, trasferte comprese, saranno sostenute dall’Associazione.

L’impegno messo in campo dall’Associazione per la ricerca della verità richiede uno sforzo economico veramente superiore alle disponibilità dei parenti, soprattutto ora che l’Associazione diventa sempre più protagonista nelle fasi dell’inchiesta. Questo è il testo dell’appello che, ospitato gratuitamente dalle principali testate giornalistiche, apre un rapporto forte e costruttivo tra Associazione e opinione pubblica.

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