Nasce l’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica.
Racconta la presidente Daria Bonfietti, sorella di Alberto, anch’egli tra i passeggeri: “È affiorato lentamente in me il bisogno di capire le cause di quella morte. Erano già passati 5 o 6 anni dalla tragedia e ho cominciato a rendermi conto che l’assenza di spiegazioni e di verità attorno alle cause del disastro non era un dato ineluttabile, ma era solo il risultato di una situazione che si era venuta a creare in quegli anni; mi appariva sempre più chiaro che coloro che lottavano contro la verità esistevano, erano esistiti fin dagli istanti successivi al disastro e operavano a vari livelli, nelle nostre istituzioni democratiche, per tenere lontana, consapevolmente, la verità”.
“Quanto è accaduto a Ustica non dovrà ripetersi è la premessa della battaglia civile che l’Associazione porta avanti. Forse è la prima volta in Italia che ai familiari delle vittime di un disastro tocca pure l’onere della prova”. “Sissignori, siamo stati noi a dover mettere sotto accusa radar e silenzi, deviazioni, depistaggi”.
Da qualche tempo, dopo un lunghissimo silenzio, Ustica è tornata alla ribalta. Si è costituito, anche per l’impegno dell’avvocato Romeo Ferrucci, di Giancarla Codrignani, parlamentare bolognese, e di Daria Bonfietti il Comitato per la Verità che ha scritto un appello al presidente della Repubblica Cossiga, il quale si è rivolto al presidente del Consiglio Craxi e al sottosegretario Amato, che con un suo intervento ha permesso il recupero dal Mar Tirreno del relitto del DC-9.
Durante la trasmissione televisiva “Telefono Giallo” condotta da Corrado Augias, alla presenza dello stesso Amato, un aviere denuncia in diretta di avere visto le tracce radar in cui era evidente la dinamica dell’incidente, ma era partito l’ordine di tacere.
In seguito a questa denuncia, il procuratore Borsellino apre un’inchiesta ma, durante gli interrogatori, i militari in servizio a Marsala riferiscono di non aver visto al radar quanto stava accadendo nel cielo di Ustica.
La trasmissione è una rappresentazione emblematica della vicenda: un fatto che si vuole assolutamente nascondere, un apparato militare sfuggente e reticente, un giornalismo incalzante e un rappresentante del Governo, attento alla vicenda, ma stretto nelle contraddizioni.
In questo quadro si colloca l’Associazione Parenti che opera cercando di coinvolgere l’opinione pubblica, con iniziative di piazza e convegni, richiamando alle proprie responsabilità le Istituzioni del Paese. Sono da segnalare come particolarmente significativi gli incontri con il Capo dello Stato, Francesco Cossiga.
I parenti sentono la necessità di impegnarsi personalmente nella ricerca della verità e fondano l’Associazione che ha proprio come scopo quello di “accertare la verità e quindi le responsabilità civili e penali, con tutte le iniziative possibili”.
Nella prima riunione, concordemente, Daria Bonfietti è designata presidente, Giannina Giau vicepresidente e Giorgio Gjylapian tesoriere.