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2003

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La “questione della verità” è stata risolta dalla sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore quando ha scritto che “l’incidente al DC-9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC-9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è successo”.
Ma, sostiene Daria Bonfietti: “Dal giorno della verità il Governo italiano avrebbe dovuto attivarsi per chiedere conto ai Paesi coinvolti, Usa, Francia e Gran Bretagna (velivoli delle tre nazioni erano presenti in quei cieli e in quelle ore) delle loro attività. Dai tempi del Governo Prodi-Veltroni, che chiesero la collaborazione dei tecnici della Nato per aiutare il giudice Priore, non ci sono stati invece più atti in questa direzione. Ultimamente si sono avute tracce di pesanti interferenze americane: sospetti di operazioni di intercettazioni nei confronti di Giuliano Amato, presidente del Consiglio, e di Salvo Andò, ministro della Difesa, e di interferenze nei lavori delle Commissioni peritali”.
Queste notizie vengono da un dossier che un ricercatore americano ha messo a disposizione dell’Associazione. Si tratta di un “diario”, ampiamente censurato, che però permette di documentare un costante interessamento dell’ambasciata Usa a Roma alla vicenda Ustica, sia con l’attenta osservazione della stampa, sia con la presenza di “informatori” nelle fasi cruciali delle indagini e delle perizie, sia con pressioni su esponenti politici.
Intanto a Tripoli Mu’ammar Gheddafi, durante un lungo discorso in occasione del 34° anniversario della Rivoluzione libica, sostiene che il DC-9 Itavia caduto a Ustica fu abbattuto da aerei Usa, perché gli americani credevano che a bordo ci fosse proprio il leader libico, che volevano eliminare. Gheddafi in questa occasione spiega che la Libia ha pagato gli indennizzi tanto per le 270 vittime di Lockerbie (dicembre ‘88) quanto per le 170 dell’esplosione del DC-10 Uta nei cieli del Niger (settembre ‘89): era necessario voltare pagina nei rapporti internazionali, cancellare il passato e andare avanti verso un futuro di pace, di sviluppo, un futuro migliore per tutta l’umanità. Ma proprio in questo contesto ha voluto ribadire le responsabilità di altri Stati per la vicenda Ustica.
“Le vittime di Ustica siamo tutti noi cittadini; Ustica è un patrimonio nostro”. Esordisce con questa frase suggestiva il pm Erminio Amelio, cominciando la requisitoria al processo per la strage. I depistaggi sul disastro di Ustica ci furono. E la mancata comunicazione al Governo di notizie, alcune delle quali definite allarmanti dagli stessi Stati maggiori dell’Aeronautica, impedì agli organi preposti l’adozione delle iniziative adeguate. Sono queste le conclusioni dell’accusa al processo.

Mentre a Faenza vanno in scena gli spettacoli segnalati dal Premio Ustica per il Teatro che l’Associazione promuove assieme alla presidenza dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e all’Associazione Scenario per dare voce a nuove esperienze teatrali, a Bologna Giovanna Marini porta il suo impegno, con testi, composizione ed esecuzione, in sostegno alla causa dell’Associazione.

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