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1999

1999

“Fu un atto di guerra: è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto”. Questa la conclusione sulla strage di Ustica del giudice Rosario Priore, titolare delle indagini dal 1990. La sua ordinanza ricostruisce tutte le fasi dell’accaduto, compresa la vicenda del Mig libico precipitato sulla Sila e indica una serie di reati commessi nei giorni successivi alla tragedia dai vertici dell’Aeronautica militare per nascondere e ostacolare la verità.
Per i legali dell’Associazione, Alessandro Gamberini, Costantino Marini, Alfredo Galasso, Goffredo Garaffa e Alessandro Benedetti, che hanno sempre tenuto uno stretto legame con i parenti, “l’istruttoria è finalmente approdata a un esito coerente con le risultanze tecniche e con quelle investigative. Recenti perizie condotte dal giudice, anche sulla base di nuovi strumenti interpretativi forniti dalla Nato su richiesta del nostro Governo, hanno definitivamente dato conferma dello scenario di guerra”.
E continuano: “Abbiamo raggiunto la verità giudiziaria. Si tratta di prendere atto che nei nostri cieli è successo qualcosa di terribile, che impone necessariamente di aprire una questione di sicurezza e soprattutto di dignità nazionale. Ottantuno innocenti hanno perso la vita per un atto di guerra o di polizia internazionale. Neppure il sospetto di un fatto così terribile può essere sopportato e lasciato senza reazioni”.
L’Associazione, in un incontro con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, sottolinea l’esigenza di “operare in ogni direzione perché Stati alleati o amici diano precise spiegazioni sui fatti e sull’impiego e lo spiegamento delle loro forze aereonavali nell’immediatezza dell’evento”.
Daria Bonfietti ringrazia il rettore del Politecnico di Torino, professor Rodolfo Zich, per “l’apporto disinteressato e determinante” dei professori Franco Algostino, Mario Pent e Mario Vadacchino come periti di parte civile, sottolineando che “sono le affermazioni contenute nella sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore che danno la misura dell’importanza del contributo dei professori torinesi, a cominciare dall’individuazione, nel lontano ‘92, della presenza sui tracciati radar di un aereo che si nascondeva sotto il DC-9 Itavia. Tale presenza è il perno della definitiva ricostruzione del tragico evento”.
La presidente dell’Associazione, eletta al Senato, si dimette dalla Commissione Stragi, di cui era segretaria e che l’aveva vista in molte occasioni protagonista negli interrogatori legati alla vicenda di Ustica, perché “la sentenza-ordinanza è il raggiungimento di quella verità giudiziaria sulla tragedia di Ustica che l’opinione pubblica ha aspettato per 19 anni”.

Viene a mancare Libero Gualtieri, presidente della Commissione Stragi nella X e XI legislatura, nella fase più concreta per la ricerca della verità, che qui vediamo protagonista di iniziative dell’Associazione.
Così lo ricorda Daria Bonfietti:
“Equilibrio, competenza, coraggio, determinazione: questi sono stati i termini più usati per richiamare un impegno civile e politico che inizia con la partecipazione alla guerra di Liberazione, si svolge nelle file del Partito Repubblicano, con un vincolo particolare con Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini, prosegue nel Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, con un’attenta partecipazione ai problemi della sanità, e approda negli ultimi anni al Senato, con incarichi di grande rilievo, la responsabilità del Comitato di controllo dei servizi, della Commissione stragi, della Commissione difesa, con la militanza nelle file della Sinistra repubblicana prima e dei Democratici di sinistra da ultimo. Non credo che si possa negare che il nome di Libero Gualtieri è legato alla determinazione e al coraggio con i quali si è avvicinato e poi ha fatto sua la vicenda, allora in gran parte non conosciuta, di Ustica; quella vicenda, rimasta legata alla sua impostazione, frutto dell’impegno di equilibrio e competenza che gli sono stati sempre propri, ci lascia un grande messaggio, un grande insegnamento con la profondità morale del suo impegno civile che non è mai contro qualcosa, che non è partito mai da una precostituita impostazione ideologica ma ha affrontato i problemi soltanto con competenza ed equilibrio per approfondire, scandagliare, cercare le responsabilità”.

Tenere unita la città di Bologna con la città di Palermo, quasi a ripercorrere il viaggio spezzato del DC-9 Itavia: questo è stato un impegno dell’Associazione.

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